Farnia cascina Mariola

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Farnia Cascina Mariola (2015)Io non lo conosco, non so chi sia, ma questo signore mi sento di ringraziarlo.
Immagino quante volte i proprietari dei terreni confinanti lo avranno preso per sciocco a tenere un albero così grande ai bordi del campo (la circonferenza del tronco nel 2015 sfiora i 4 metri). Fa ombra e il mais cresce meno, attira i fulmini, è pericoloso, potresti ricavarne un mucchio di legna da vendere o da riscaldarci casa: l’abc del bravo imprenditore agricolo insomma.
Eppure anno dopo anno questo signore, e forse prima di lui suo padre e suo nonno, ha deciso che no, non è arrivato il momento di tagliare la quercia.
Qualcuno dirà che se tutti i contadini lasciassero alberi secolari intorno ai campi, si produrrebbe meno cibo. Può darsi, ma siamo lontani anni luce da questa eventualità. L’urgenza è quella opposta: di alberi ce ne sono sempre meno, sembra che per l’homo economicus siano un fastidio invece che una risorsa. E per me, in questo momento storico, chi sceglie di non tagliare un albero come questo, nel suo piccolo, è un eroe.

Quella farnia, conosciuta anche con il nome di quercia lombarda, sola soletta 350 metri a nord-est del ponticello sul Gandovere, è un indizio che ci permette di ricostruire i tempi che furono. Me la fisso in mente, chiudo gli occhi e immagino che accanto a lei ce ne siano altre dieci, cento, mille, un milione di tutte le misure e miste a frassini, olmi, carpini, aceri, pioppi, salici, ontani. Già che sto sognando spicco il volo come un uccello e vedo un’unica ininterrotta distesa di alberi dalle Alpi fino agli Appennini, dal Tirreno fino all’Adriatico.
Doveva essere così qualche migliaio di anni fa, quando l’uomo era solo cacciatore e raccoglitore. Poi inventammo la pastorizia e l’agricoltura e pian pianino la foresta lasciò spazio ai pascoli e ai campi. Dopo la caduta dell’impero romano la foresta riconquistò molti dei terreni disboscati. Poi la tecnica, affamata di legna come oggi è affamata di petrolio, ricominciò a inghiottire tronchi.
Sugli alberi e sulla terra si basava la ricchezza che ci ha lasciato un patrimonio artistico inestimabile. Ma la stessa ricchezza era (ed è) alla base dello sfruttamento di pochi su molti.
Venezia, per dire, la città di mare per eccellenza, senza alberi sarebbe stata nulla. La flotta che sconfisse i mori a Lepanto era costruita con 250 mila alberi di grandi dimensioni. Un’enormità.

Oggi di quella grande foresta restano pochissime tracce. Qualche filare a delimitare i campi, quando le specie autoctone non sono state sostituite da robinie o platani. Vicino Mantova il corpo forestale dello stato custodisce un’area di 235 ettari (come 500 campi di calcio) che non è mai stata disboscata. Si tratta del Bosco della fontana, sul territorio di Marmirolo, uno degli ultimi fazzoletti di foresta planiziale originaria della Pianura Padana.

Satellite

Divisione: Magnoliophyta
Classe: Magnoliopsida
Ordine: Fagales
Famiglia: Fagaceae
Genere: Quercus
Specie: Quercus robur