Tre giganti (il più alto misura oltre 20 metri nel 2015) danno il benvenuto a chi lascia il centro abitato per inoltrarsi nel comodo e bel sentiero ai piedi della collina che da Corneto conduce fino al Maglio Averoldi di Ome.
Date le dimensioni è probabile che abbiano assistito all’eccidio di Corneto. Proprio nella radura tra loro e il muro di Villa Fenaroli, il 27 aprile del 1945, un attimo prima di darsi alla fuga, i nazifascisti trucidarono Mario Andreis, Giuseppe Caravello, Giovanni Ceretti, Pietro Felappi, Angelo Franchini, Carlo Lumini, Giuseppe Malvezzi, Giovanni Pezzotti, Enea Tiego, Gian Battista Vighenzi.
I dieci giovani sono ricordati come i Martiri di Rodengo Saiano.
Quella radura oggi è frequentata da una colonia di conigli che è facile avvistare quando l’erba non è troppo alta. E da lì si può ammirare una strana coppia di alberi che di crescere come gli altri proprio non vogliono saperne: sembra vogliano abbracciarsi, o sostenersi.
I frutti dell’ippocastano (che in realtà sono i semi) possono essere scambiati per grosse castagne, ma non bisogna farsi ingannare dall’aspetto invitante perché non sono commestibili. Si distinguono per la forma più grande e sferica: che rabbia nelle passeggiate autunnali quando le castagne, di cui faremmo scorpacciate, sono poco più grandi di un’unghia mentre le ‘castagne matte’ dell’ippocastano, buone per i cavalli o per esercitarsi in giocoleria, sono più grandi di una noce.
Nel dubbio è bene guardare le capsule o le foglie: quelle dell’ippocastano infatti non possono essere confuse con quelle del castagno.
Divisione: | Magnoliophyta |
Classe: | Magnoliopsida |
Ordine: | Sapindales |
Famiglia: | Sapindaceae |
Genere: | Aesculus |
Specie: | Aesculus hippocastanum |