Scotano

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Non c’è più la nebbia di una volta. Quante volte ho sentito questa frase, iniziata o terminata con sospiro. I nebbioni hanno il sapore del tempo che non è più, il sapore del pane col burro e lo zucchero dalle mani della nonna.
E poi non c’è niente da fare, gli eventi atmosferici intensi ci impauriscono ma ci affascinano.

Anche se la merenda è diventata una barretta ai mille cereali, anche se per vedere che tempo fa lo chiediamo al telefonino, di tanto in tanto ci fa piacere lasciarci accarezzare da quelle sensazioni. Assumiamo surrogati di sentimenti e di emozioni tramite la letteratura, il cinema, a volte anche meno. E ce li facciamo bastare.

Un surrogato della nebbia in forma arborea è lo scotano, molto diffuso nelle colline che proteggono Rodengo Saiano. Infatti uno dei suoi nomi comuni è “albero della nebbia”, per via della fitta peluria setosa che avvolge i frutti a cavallo fra la primavera e l’estate per poi fino all’autunno inoltrato. In Francia forse rimpiangono di più l’ancient régime, visto che lo chiamano “albero delle parrucche”.

In autunno le foglie colorano il sottobosco di infinite tonalità di rosso. Colore che un tempo veniva trasferito dalle foglie ai tessuti, uso evocato dal nome botanico Cotinus coggygria (coggygria sta per cocciniglia, l’animaletto usato per tingere di rosso).

Così potremmo definire lo scotano un albero anticonformista. Nel tripudio dell’estate, quando il bosco è tutto verde, lui suona la nota malinconica della bruma. In autunno, mentre gli altri alberi del bosco si preparano a indossare il pigiama marrone, le sue foglie rosso acceso lo vestono del colore dei fiori.

Lo potete incontrare sulle colline, per esempio lungo il sentiero che conduce in Berta.

Divisione: Magnoliophyta
Classe: Magnoliopsida
Ordine: Sapindales
Famiglia: Anacardiaceae
Genere: Cotinus
Specie: Cotinus coggygria