Taglio a raso Valzina

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Boschetto pioppi via Valzina dopo il taglio a rasoLa storia dello sfruttamento degli alberi da parte dell’uomo è antica come l’umanità.
Prima che il petrolio facesse la sua comparsa sulla scena dello sviluppo tecnologico, la disponibilità di legname di buona qualità determinava la potenza economica e militare degli stati. Con il legno si faceva di tutto, dalla carbonella per cuocere i cibi agli alberi maestri delle navi da guerra.

Oggi il legno è stato sostituito da altri materiali in molti processi produttivi, tanto che i boschi e le foreste in molte zone del pianeta stanno lentamente riguadagnando lo spazio che in passato avevano ceduto al pascolo o alla coltivazione.
Il legname mantiene però un valore economico significativo al quale non tutti i proprietari vogliono o possono rinunciare.

La vista di un bosco tagliato a raso suscita in molti tristezza, delusione, rabbia, rassegnazione, disagio, colpa. Perché nel fondo del nostro animo la potenza economica e militare non contano nulla.

Razionalmente dobbiamo però riconoscere che il legno continuiamo a usarlo in innumerevoli forme. Per questo anche il più agguerrito degli ecologisti accetta, seppure a malincuore, che il bosco sia governato con regole e controlli che ne garantiscano l’esistenza pur prevedendone lo sfruttamento economico.

E si ricade nel solito problema dell’economia. Un governo del bosco condotto ad arte rende meno nel breve termine. La cultura imperante ci spinge a prendere tutto e subito, ed ecco che troppo spesso si taglia più di quanto sarebbe saggio fare in un’ottica a lungo termine.

Non conosciamo in dettaglio la situazione di questo piccolo boschetto, che a giudicare dai monconi rimasti aveva una dozzina di anni. Ma considerando il luogo dov’è situato (lungo il Gandovere), la situazione precedente al taglio (sembrava una macchia abbandonata più che dedicata alla silvicoltura), e quella successiva al taglio (sob!), non ci sembra un lavoro ben fatto. Forse si sarebbero dovute diradare le piante invece di tagliarle tutte. Se c’è un ente preposto al controllo, ci auguriamo faccia il suo lavoro.

Non sarà il taglio di questi cento giovani pioppi in questo piccolo appezzamento che cambierà le sorti del pianeta. Ma dell’insieme dei piccoli appezzamenti è fatto il pianeta, e il modo in cui sono governati determinerà il suo futuro.

Che la vita dell’uomo sia indissolubilmente legata a quella degli alberi è evidente. Come è evidente che gli alberi, potendo scegliere, farebbero volentieri a meno di noi.