Betulla

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Betulle, via Delma (11-2015)

Tu non sai: ci sono betulle che di notte levano le loro radici, e tu non crederesti mai che di notte gli alberi camminano o diventano sogni.

Pensa che in un albero c’è un violino d’amore.
Pensa che un albero canta e ride.
Pensa che un albero sta in un crepaccio e poi diventa vita.

Te l’ho già detto: i poeti non si redimono, vanno lasciati volare tra gli alberi come usignoli pronti a morire.

Alda Merini,
L’anima innamorata,
Feltrinelli, 2000

I poeti vanno lasciati volare tra gli alberi…
Come la gran parte delle manifestazioni della natura, gli alberi hanno sempre ispirato poesia, filosofia e spiritualità.
E nel contempo sono stati materia prima per attività più prosaiche. Su di loro si sono basate per secoli la farmacia, l’ingegneria, la difesa e l’offesa, la lotta contro il gelo e l’oscurità.
Il confine fra le due dimensioni del rapporto uomo-albero non è sempre ben definito. Il poeta evoca immagini che ci inducono ad amare la betulla, poi l’editore le stampa sulla carta fatta spappolando la stessa betulla fra i rami della quale il poeta non potrà più volare.

La betulla, pur non essendo un albero maestoso, per i popoli slavi era l’albero cosmico come il frassino lo era per i celti e i norreni. In molte culture era ed è simbolo di purezza e purificazione, un po’ forse per il candore della sua corteccia, un po’ per alcuni degli utilizzi che se ne facevano: con i ramoscelli di betulla ci si fustigava per stimolare la circolazione ed eliminare le tossine; in primavera segnalava la rinascita essendo fra i primi alberi a emettere nuovi germogli; dalla corteccia si preparavano rimedi per curare numerosi malanni.

I romani ereditarono dagli etruschi, e loro probabilmente dai popoli nordici, l’idea che la betulla servisse a purificare. Il fascio littorio era un oggetto effettivamente usato dai littori romani ed era costituito da un’ascia avvolta da un fascio di rami di betulla. I littori erano una sorta di corpo speciale, civile in quanto non faceva parte dell’esercito, incaricato di proteggere alcune alte cariche dello stato. Il questore era scortato da un littore, poi gli altri funzionari sempre di più al crescere dell’importanza fino ad arrivare ai 24 littori che proteggevano l’imperatore.
L’ascia rappresentava il potere di infliggere la pena capitale. Le verghe di betulla servivano a fustigare i cittadini per i reati di minore entità. L’uso era anche simbolico in quanto la sola presenza bastava a purificare l’aria intorno al magistrato che avrebbe dovuto giudicare.
Questo succedeva duemila anni fa. Poi la storia recente ci ha insegnato ad associarlo al regime fascista. Anche altri stati hanno tratto ispirazione dall’uso che i romani facevano del fascio littorio, il che può spiazzare chi ne ignora le origini: vedere il fascio littorio su una moneta statunitense, sulla poltrona sulla quale siede Abramo Lincoln o addirittura dietro il tavolo di presidenza del Congresso statunitense, passeggiando per San Pietroburgo, sul simbolo della Francia repubblicana e su quelli di molti altri stati (vedi la pagina di Wikipedia),  può creare un vero e proprio corto circuito storico.

Un boschetto di betulle ha un che di fatato. Alle nostre latitudini e inserite in contesto urbano le betulle invece non danno il meglio. A venti anni l’albero è splendido, poi comincia a deperire. Questa caratteristica, che agli occhi del cittadino può apparire un difetto, è in realtà un importante pregio dal punto di vista ecologico. La betulla, infatti, è una pianta pioniera. Colonizza terreni poveri dove altre specie non riuscirebbero a sopravvivere. Lì la betulla cresce, migliora il terreno con il lavorio delle radici e arricchendolo di materia organica con le foglie. Poi, quando il suo ciclo vitale si esaurisce, lascia spazio alle specie più esigenti.

Una giovane betulla cresce di fronte l’ingresso dell’Abbazia:

Una formazione ancora più giovane abbellisce il parchetto di via Montello:

Un breve filare lungo via Risorgimento:

Una formazione di betulle non più giovani si può ammirare all’incrocio tra via Delma e via San Rocco:

In via Colombaia:

Un esemplare mal potato nel cortile dell’Oratorio di Padergnone:

Un paio di esemplari crescono all’Ortoparco:

Divisione: Magnoliophyta
Classe: Magnoliopsida
Ordine: Fagales
Famiglia: Betulaceae
Genere: Betula
Specie: Betula pendula