Tigli via Brescia

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Lungo la direttrice di via Brescia che va dalla rotonda all’ingresso sud del paese fino al quadrivio delle scuole, è possibile osservare diverse formazioni di tigli. Alcune, probabilmente per la loro collocazione, nel corso degli anni sono state poco colpite dalle potature e possono perciò dare un’idea di quale sia il vero portamento di questa splendida pianta.

Il tiglio ha ispirato un gran numero di miti e tradizioni. E l’albero della dolcezza femminile, della medicina, della giustizia, della danza, dell’amore.
Ma è anche l’albero che in un certo modo ha reso possibile il crepuscolo degli dei.
La storia è lunga, articolata, densa di simbologie, ricalca chiaramente modelli della mitologia greca (impossibile non pensare ad Achille) e ha ispirato probabilmente le saghe fantasy dei nostri tempi (un pensierino al Signore degli anelli è inevitabile).
Banalizzando.
Odino va a letto con una mortale e nascono due gemelli: Siegmund e Sieglinde (in tedesco tiglio si dice “linde”). Dopo la morte della madre i due bimbi vengono separati. Si incontrano da adulti e soltanto dopo essersi irrimediabilmente innamorati scoprono di essere fratello e sorella. Dal loro amore nasce Sigfrido che presto resta orfano e viene cresciuto da un nano nibelungo. Affronta il drago Fafnir, custode dell’anello magico forgiato con l’oro del Reno che dà a chi lo possiede il potere sul mondo, ma al contempo lo condanna alla morte. Sigfrido uccide il drago e si bagna con il suo sangue rendendo così il proprio corpo invulnerabile, tranne in quei centimetri di pelle dove si è posata accidentalmente una foglia di tiglio.
Con i suoi nuovi poteri Sigfrido desta la valchiria Brunilde dal sonno eterno al quale l’aveva condannata Odino per avergli disobbedito prestando soccorso a Sieglinde. Brunilde è figlia di Odino, quindi a rigore sarebbe zia di Sigfrido, ma questo non impedisce loro di amarsi. Il pegno d’amore, come da tradizione, è un anello: peccato che sia proprio l’anello del nibelungo, il che non lascia presagire nulla di buono.
I due si perdono di vista seguendo ognuno il proprio avventuroso destino, al termine del quale Sigfrido trova la morte nella punta della lancia di Hagen che penetra proprio il lembo di pelle sul quale si era adagiata la foglia di tiglio.
Disperata, Brunilde cavalca nel rogo funebre, l’anello precipita nel Reno e l’incendio divampa nel Walhalla segnando la fine del vecchio ordine. E l’ingresso dell’umanità in una nuova era.

Il mito di di Sigfrido è narrato in musica nella seconda e terza giornata dell’Anello del Nibelungo, la tetralogia del più tedesco fra i compositori tedeschi. E’ solo un caso, ma il teatro nazionale tedesco si chiama “Sotto i tigli” (Staastoper unter den Linden). Il fatto però non ha nulla a che vedere con la foglia che ha fregato Sigfrido: “Unter den Linden” è il nome di uno dei viali principali di Berlino, praticamente l’indirizzo del teatro.

Ma torniamo ai tigli sotto casa.

Sulla ciclabile che porta all’Abbazia crescono diversi esemplari di varie età in ottime condizioni. Condividono lo spazio con gelsi, olmi, robinie, bagolari e con un bell’acero negundo:

Nel giardino adiacente la sede degli Alpini un bel filare segue la linea della strada. Nello stesso giardino si contendono la luce un bel rovere (qui la storia del tiglio e della quercia) e un paio di cedri:

Due tigli ombreggiano il cortile e il parcheggio dell’ex casa del popolo:

Il filare dietro al monumento ai caduti è stato piantato troppo a ridosso del muro, perciò è sistematicamente soggetto a drastiche potature che ne snaturano il portamento. Sulle potature dei tigli a Rodengo Saiano si apre un triste mondo. Ne parleremo:

Divisione: Magnoliophyta
Classe: Magnoliopsida
Ordine: Malvales
Famiglia: Tiliaceae
Genere: Tilia