Melograno

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Melograno, via Salvi (09-2016)

C’è un mito greco che lega il melograno alla Franciacorta.
Una delle missioni di Zeus, è noto, è diffondere il proprio seme divino fra gli umani migliorando il patrimonio genetico della specie.

Agli occhi della moglie, però, sono solo insulsi tradimenti da punire ogni volta in modo diverso. Era convince la bella Semele a pretendere dal suo amante che si mostri con il suo autentico sembiante. Sa bene che nessuno sguardo umano può reggere la vista del re degli dei come mamma l’ha fatto.

Zeus assume il suo reale aspetto e ZOOT!, Semele cade folgorata. Lui sbuffa, prende il feto che cresceva nel grembo della giovane e lo cuce dentro la propria coscia dove completa la gestazione (sei il re degli dei, che ci vuole a fare il lavoro di una incubatrice).

Nasce Dioniso, ma Era non è ancora sazia di vendetta. Incarica i Titani di ucciderlo (nientemeno i Titani per sbarazzarsi di un neonato) e questi lo fanno a pezzettini e lo mettono a bollire in un pentolone.

Dall’incontro fra il sangue del fanciullo e la terra prende vita un nuovo albero: il melograno.

Poi i pezzi di Dioniso vengono ricomposti dalla nonna Rea. Comincia la seconda vita di Dioniso, il Bacco dei romani, che nelle sue avventure per il mondo inventerà il vino.

E, perbacco, cosa sarebbe la Franciacorta senza il vino?


Il melograno è stato compagno dell’uomo fin dagli albori della civiltà, lasciando tracce evidenti.

I romani chiamavano il frutto ‘punicum malus’. ‘Malus’ significa frutto, ‘punicum’ perché credevano provenisse dalle terre puniche, ovvero fenicie, insomma da Cartagine, l’attuale Tunisia.

Nel 1753 Linneo battezzò l’albero Punica granatum, l’attuale nome scientifico della specie. ‘Punica’ ereditando l’errore dei romani, ‘granatum’ per via dei numerosi grani (circa 600), gli arilli, che ne compongono l’interno.

Il nome comune usato oggi (melograno, l’albero, o melagrana, il frutto) è la sintesi tra le due diciture.

Il rosso scuro tendente al marrone tipico del frutto, ha dato il nome al colore ‘granata’.

‘Granato’ è il nome di una famiglia di gemme che assume anche una colorazione molto simile a quella della melagrana.

Granada, la città spagnola, prende il nome dalla coltivazione del melograno che vi impiantarono i mori durante la loro dominazione. Il melograno è tuttora raffigurato nello stemma della città.

Grenada, l’isola caraibica, ha questo nome perché la bellezza dei suoi rilievi ricorda quella della città di Granada.

La melagrana si chiama ‘balausta’, e ‘balaustra’ in architettura è un parapetto composto da pilastrini che richiamano la forma giovanile del frutto.

Il melograno ha una simbologia affascinante e variegata. In tempi e luoghi diversi è stato simbolo di morte e di fertilità, di rinascita, di amicizia e concordia. Nelle terre dove ha originato la specie, coincidenti con ciò che l’uomo nella storia ha chiamato Persia, Iran, Afghanistan, la parola ‘granata’ ha un significato tragicamente inequivocabile.


Sotto i pini, nel brolo di via Castello, una macchia dai fiori bianchi e rossi:

In via Salvi, dietro gli hibiscus:

Al centro della rotonda tra via Leopardi e via Biline:

Divisione: Magnoliophyta
Classe: Magnoliopsida
Ordine: Myrtales
Famiglia: Lythraceae
Genere: Punica
Specie: Punica granatum