Leccio

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Leccio, via Cantarana (09-2015)

Sono un terrone. Per un albero è normale. Non abbiamo mai rinnegato il nostro legame con la terra. Come potremmo? Senza di lei non vivremmo. Noi.

Però sono un terrone anche nell’altro senso. Vengo dal sud.
Sapete, gli alberi camminano. Non il singolo albero, almeno non per lunghe distanze. Le nuove generazioni crescono più o meno lontane dai genitori, adattandosi alla competizione con gli altri alberi e alle condizioni dell’ambiente, a cominciare dal clima. Che sta mutando. Velocemente. Più velocemente di quanto gli alberi non sappiano camminare.
Però io sono un viaggiatore di altro tipo. Se avessi camminato come so fare, le mie radici non sarebbero ai bordi di una strada di Rodengo Saiano.

Qualcuno potrebbe chiamarmi emigrante. Ma non ho scelto io di partire. Sono qui per soddisfare il desiderio di un urbanista che lì, vicino a quella rotonda, voleva una quercia che mantenesse sempre la chioma verde.

Deportato? Sarebbe ingrato chiamarmi così. Senza quel fazzoletto di terra circondato da asfalto e cemento probabilmente neanche esisterei, visto che delle grandi leccete che un tempo coprivano ampie zone del sud Italia restano solo brandelli. Lecce, per capirci, l’avete chiamata così proprio per me: e oggi piccole leccete sono rimaste dove non conveniva piantare ulivi o costruire villaggi turistici.

Forse sono un pioniere. Ho anticipato la migrazione degli alberi del sud verso i climi freddi, che presto saranno meno freddi.  Esagero. Non sono il solo, né il primo. Qui accanto cresce mio fratello. So che in paese ci sono alberi molto più esotici di me. Da qui posso vedere dei grandi cedri, originari del Nord Africa e del Medio Oriente. Un uccellino mi ha cinguettato che nei dintorni è pieno di querce americane e di una gran quantità di alberi provenienti dall’Estremo Oriente.

Anche loro, come me, hanno viaggiato per il desiderio dell’uomo.
Il destino ci ha riservato di crescere in una terra diversa da quella dei nostri genitori.
Siamo forse per questo degli alberi migliori?
Peggiori?
Siamo alberi.


Il leccio pioniere e suo fratello tra la strada e il Gandovere in via Cantarana:

Addossato al muro sul lato ovest del brolo di via Castello, cresce un gruppo di lecci dal portamento cespuglioso:

L’elce nel bel giardino dell’Oratorio di Padergnone:

Un esemplare un po’ malconcio è al centro della rotonda di via Moie:

Un leccio si affaccia su via 28 maggio da un giardino privato:

Ad angolo fra via San Francesco e via Castello:

In via San Dionigi, in un parcheggio privato, alcuni esemplari sagomati in alternanza con dei lauri:

Antonio De Matola in “I patriarchi arborei di Rodengo Saiano”, segnala un esemplare maestoso nel giardino di Villa Maria. Le misurazioni effettuate dai ragazzi che lo hanno accompagnato nella realizzazione dell’opera dicono di un’altezza di 18,5 e una circonferenza di 5,35 metri. L’albero dal portamento policormico avrebbe oltre 150 anni.

 

Divisione: Magnoliophyta
Classe: Magnoliopsida
Ordine: Fagales
Famiglia: Fagaceae
Genere: Quercus
Specie: Quercus ilex