- uova, latte, burro della Cascina La Benedetta;
- farina e zucchero bio acquistati con il Gas di Rodengo Saiano;
- e per guarnire, gelsi neri raccolti dagli alberi davanti al recinto dell’asino, delle papere e delle caprette.
Mentre raccogli i gelsi cammini su un tappeto di frutti caduti dall’albero. Dici ai ragazzi, che fanno ingozzare le caprette di gelsi, di stare attenti a non sporcarsi, ma tu stesso torni a casa tutto impiastricciato come se fossi Jack lo squartatore. E ti viene in mente la storia di Piramo e Tisbe, proveniente dalla cultura ellenica e ripresa da Ovidio nelle Metamorfosi.
I due protagonisti della storia sono vicini di casa. Si amano, ma i genitori non vogliono che si frequentino. Si parlano attraverso una crepa del muro che separava le loro camere, e queste conversazioni rubate non fanno che accrescere l’attesa per il momento in cui, finalmente, potranno godere a pieno dei frutti del loro amore.
Organizzano la fuga e progettano di incontrarsi vicino a un gelso. Tisbe arriva per prima (questo fatto smentisce tutti i luoghi comuni sull’incapacità delle donne di essere puntuali agli appuntamenti) ma sul posto trova un leone che ha appena finito di pasteggiare con un intero bue. L’amore è amore, ma la paura è paura, così Tisbe si allontana per nascondersi in una caverna e nella fuga perde il velo sul quale il leone si avventa stracciandolo e lordandolo con il sangue di cui lui stesso era sporco.
Poco dopo arriva Piramo, trova il velo dell’amata insanguinato e tutto intorno le orme del leone, immagina il peggio e disperato si toglie la vita con la propria spada. Tisbe torna sul luogo dell’appuntamento e trova il suo promesso sposo in fin di vita; si scambiano le ultime dolci parole e lo raggiunge nel regno dei morti gettandosi sulla stessa spada che aveva trafitto Piramo.
Gli dei furono molto colpiti dalla sfortunata storia d’amore e per donare ai due un qualche tipo di immortalità, colorarono i frutti del gelso (fino ad allora bianchi) con il sangue versato dai due giovani. E fu così che nacque il gelso nero.
E fu così anche che, reinterpretando un classico come fecero molti suoi colleghi in tutte le epoche, William Shakespeare scrisse una delle tragedie più rappresentate della storia del teatro: Romeo e Giulietta.
Divisione: | Magnoliophyta |
Classe: | Magnoliopsida |
Ordine: | Urticales |
Famiglia: | Moraceae |
Genere: | Morus |
Specie: | Morus nigra |