Acero campestre

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Acero campestre, Frantoio (10-2016)

Senza errore non ci sarebbe variazione. Senza variazione non ci sarebbe diversità. Senza diversità probabilmente non ci sarebbe vita. E se anche ci fosse, sai che noia. Questo, in sintesi, ci dice l’evoluzione della vita sulla Terra.

Sbaglia e risbaglia, alcune specie si estinguono, altre trovano delle strategie che consentono loro di vivere e riprodursi nell’ambiente in cui sono inserite. Strategie innumerevoli e spesso diversissime tra loro. Nel regno animale zanne aguzze, denti adatti per ruminare, capacità di nascondersi, appariscenza estrema, gigantismo, nanismo, collaborazione, capacità di fregare il prossimo. Nel regno vegetale è lo stesso. Ogni pianta che vive oggi può farlo perché si è specializzata in qualcosa che le ha consentito di perpetrare nel tempo il proprio patrimonio genetico, che contiene fra le altre cose anche quella specializzazione. Alcune di queste specializzazioni sono poco evidenti, altre sono sotto i nostri occhi tutti i giorni.

Visto che le piante sono saldamente radicate al suolo, uno dei principali problemi per loro è quello di trovare terreno libero dove possa crescere la propria progenie. Alcune piante circondano i semi con polpa saporita e affidano la dispersione dei semi agli animali che ingoiano i frutti, altre invece la affidano al vento.

Il seme dell’acero è alato. La presenza della samara, così si chiama l’aletta, aumenta di cinque volte il tempo che il seme impiega per toccare il suolo. E aumenta quindi di cinque volte la probabilità che il seme sia ghermito dal vento che lo spingerà lontano anche di qualche chilometro.

L’acero non è il campione di questa disciplina  (esistono piante che riescono a disseminare i propri semi anche a migliaia di chilometri) , ma è probabilmente l’esempio più facile da osservare visto che cresce spontaneamente nei campi e nelle colline ed è utilizzato copiosamente anche per le alberature urbane.

leonardoI semi dell’acero potrebbero avere ispirato Leonardo da Vinci, attento osservatore della natura, nei suoi studi sul volo. In particolare il celebre studio sulla vite aerea (della tavola 83 del codice Atlantico, conservato nella Biblioteca Ambrosiana) sembra voler capovolgere il movimento a spirale delle samare che usano la densità dell’aria per opporsi alla forza di gravità. Intuizione che qualche secolo dopo ha portato all’invenzione dell’elicottero.

Fra le molte specie di acero, Acer campestre sarebbe la più comune dalle nostre parti. La sua diffusione in passato è stata favorita in campagna per l’uso che se ne faceva come sostegno delle viti. Per le vie del paese è invece stato sostituito da altri aceri dalla crescita più rapida e dall’aspetto più appariscente.

Le specie di acero sono oltre 200, ma semplificando e limitandoci a quelli più comunemente presenti sul nostro territorio (acero riccio, acero montano, acero canadese, acero negundo, acero palmato) possiamo riassumere così i caratteri che distinguono l’acero campestre (vedi la foto in cima al post):

  • i due semi attaccati a ogni picciolo (la disamara) formano un angolo molto aperto, tendenzialmente piatto (come nell’acero riccio);
  • le foglie hanno il vertice dei cinque lobi (a volte soltanto tre) arrotondato, a differenza dagli altri aceri presenti in paese che invece hanno il vertice più o meno appuntito.

Nel parco del frantoio, all’inizio del sentiero che sale sulla la collina:

In via Leopardi, in mezzo a tanti aceri ricci:

Sulla ciclabile verso Gussago che si imbocca dall’Abbazia:

All’Ortoparco:

Divisione: Magnoliophyta
Classe: Magnoliopsida
Ordine: Sapindales
Famiglia: Aceraceae
Genere: Acer
Specie: Acer campestre